"Per essere insostituibili biogna essere se stessi" C.Chanel

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Iniziamo dalle fondamenta di questo "ingarbugliato" edificio. Ho preso spunto, nel voler trattare della moda e del suo "significato", da un episodio appartenente alla terza serie di un telefilm trasmesso attualmente negli USA: "Ugly Betty", season 3. La serie televisiva è stata trasmessa anche in Italia (solo le prime due stagioni per adesso) ed ha avuto un buon successo.



L'episodio di cui voglio parlarvi si intitola "There is no place like Mode" ("Non c'è nessun posto come Mode", titolo emblematico poichè è la rivisitazione di un vecchio detto che credo tutti noi conosciamo...). Non è disponibile in traduzione italiana nessuno spezzone dell'episodio, quindi mi limito a inserire la preview trovata su youtube, giusto per dare un'idea di cosa stiamo parlando.













L'episodio tratta de "La settimana della moda" o "Fashion week" che la rivista Mode, nella quale la protagonista della serie lavora,si trova a dover affrontare. La protagonista Betty si trova a dover fare i conti con un'eccentrico ed enigmatico stilista, il quale disegna e realizza i suoi capi con materiali a dir poco non convenzionali: ferro filato, spine, scheggie di bottiglie rotte...



La ragazza è perplessa, non riesce a capire come possano essere proposti al pubblico capi d'abbigliamento così inusuali,spratici e pericolosi. Betty non sà cosa proporre come ambientazione ideale nella quale far sfilare le modelle che indosseranno tali abiti-tortura. Lo stilista non si esprime chiaramente circa la sua volontà di impostare lo scenario.

Betty:"Parliamo della sua sfilata.."
Stilista:"ti dirò esattamente cosa voglio: il torrido e secco vortice di vento che riduce i sogni in polvere... Dammi un pò di grigio! Grigio ma... vago! Un arcobaleno di grigio... Ma nitido come una nebbia distinta!... Betty, si tratta di dolore, una fuga... ma senza una via di fuga! Capito??!" Betty:"in realtà no, non capisc.." Stilista:"NO!NO!devi solo ascoltare i vestiti! Loro ti diranno cosa fare..."

I dubbi di Betty continuano ad ingrandirsi riguardo come svolgere al meglio il compito che le è stato affidato, fino a quando non riesce a fare un pò di chiarezza e scopre che...


Betty:"Ho letto tutto sul fatto che sei cresciuto dietro la cortina di ferro,sognando una vita dall'altra parte del muro di Berlino... E che hai perso tuo padre quando è stato catturato mentre cercava di scavalcare il filo spinato. Così, anche quando il muro è stato abbattuto, ti portavi dietro il dolore, un dolore che è sempre con te,anche nei vestiti che crei. Forse l'unico modo in cui puoi immaginare di scappare è spalancare delle enormi ali e lasciare che il vento ti porti via lontano... è così?"



Betty ha compreso cosa effettivamente quell'uomo volesse rivelare nelle sue creazioni:il dolore. Così elabora un'ambientazione vincente per la sfilata, portando a termine il suo lavoro nel migliore dei modi. L'episodio si conclude con le seguenti parole

Betty:"Finalmente credo d'aver capito... La moda è arte. è un altro modo per tirare fuori quello che abbiamo dentro e farlo vedere a tutti. Non è superficiale! è audace, è ....bellissimo! La moda è molto meno superficiale di quanto pensassi".




E' proprio da queste parole che ho trovato qualche spunto di riflessione riguardo il modo in cui la moda "comunica" agli altri qualcosa di ciascuno di noi. Credo che si giudichi questo particolare mondo con troppa facilità...Non può essere messo in discussione il fatto che il termine "moda" venga relazionato con il termine "apparenza".

L'apparire è stato classicamente contrapposto all'essere,alla sostanza.Considerata in un'accezione negativa, l'apparenza risulta essere qualcosa di cui diffidare, poichè non mostra le cose così come sono in realtà, ma le nasconde o comunque si limita a considerarne solo gli aspetti superficiali. Non scava in profondità.
Al di là di ogni considerazione morale, credo che le due entità di essere e apparire non siano poi così distanti. Come si fa ad essere e a non apparire, allo stesso tempo? Essere è "essere tante cose" contemporaneamente; essere è mostrarsi agli altri nella propria costitutiva pluralità; essere è apparire. Entrambe sono due potenzialità della natura umana, perchè ci si impegna a condannarne una al rogo e porre l'altra su un piedistallo?

Concludo ( per ora!) affermando che senza l'apparire, l'essere sarebbe incompleto, mancherebbe di qualcosa, a mio parere. Senza la superficialità dell'apparire, non potremmo scoprire, nè potrebbe sussistere, la profondità dell'essere. E viceversa.

Senza la moda, saremmo.... Cosa saremmo?!

:)

Precisazioni: parlando di moda non voglio iniziare un dialogo tra ciò che risulta essere più "in" nella stagione o nel passato... Il mio intento è relazionare diverse tematiche (la comunicazione in primis, l'identità, la stessa filosofia) al concetto di moda, preso nella sua accezione più generale possibile.

3 commenti:

MiriaM Lupia ha detto...

Ciao Roberta...innanzitutto complimenti per il blog..so che non è stato facile pensarne uno!Comunque sia,concordo con con quanto tu dici,ovvero,che la "moda" che ognuno di noi sceglie di seguire ci dice molto di quello che noi siamo ad un livello non puramente superficiale.
Tuttavia voglio darti uno spunto per il blog
inviandoti un video di una serie TV tutta al femminile che spesso e volentieri tratta di moda:sto parlando di "Sex and the city"..
a presto..
http://www.youtube.com/watch?v=TjNPbxKKXm4

Roberta Rizzo ha detto...

grazie mille, non avevo pensato a Sex & the city! :D

Serena ha detto...

é vero roby, noi comunichiamo anche senza parole. Anche il nostro atteggiamento comunica, quindi , perchè no, anche il modo in cui vestiamo.La moda è un'arte; secondo te a volte può divenire un ossessione?(prova a inserire qualcosa sul film "i love shopping") ;-)

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